È possibile in questi tempi di tempeste e trasformazioni digitali fare in modo che tutti gli slogan che riguardano la gestione dei dati diventino elementi “costruttivi” in grado di generare un reale ritorno economico, sociale e produttivo? La risposta è banale e certamente ovvia. Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Come rendere navigabile questo mare? Creando ecosistemi aperti per un’innovazione digitale sostenibile coerente con una governance dei dati ispirata a principi di responsabilità sociale. È questo il motivo per cui è stata fondata Red Open.
Il nostro obiettivo è aiutare le imprese a predisporre un framework olistico ovvero una dimensione operativa globale per la data governance, dove norme, etica, sicurezza, principi, regole e responsabilità che disciplinano le varie tipologie di informazioni, siano considerati elementi prioritari per acquisire un reale valore competitivo e differenziante. È questo ciò che è richiesto oggi poiché il perimetro operativo e tecnologico dell’ecosistema d’impresa è sempre più aperto verso l’esterno e cresce continuamente per eterogeneità, complessità, competenze richieste, molteplicità di attori coinvolti e requisiti di compliance a normative e standard.
La definizione di un framework olistico per la data governance diventa sempre più indispensabile da attuare in gran parte delle imprese industriali e manifatturiere che, per effetto della massiva implementazione dell’Industrial IoT, diventano oggi mondi connessi e aperti verso l’esterno.
L’affermazione dell’edge computing e la relativa digitalizzazione dell’ambiente di produzione sollevano infatti problemi di cybersecurity, privacy, proprietà intellettuale e data governance che mettono in discussione i sistemi di controllo, i processi e gli stessi modelli organizzativi che hanno finora caratterizzato l’operatività di queste aziende.
Ecco, quindi, che per continuare a garantire una governance e una protezione efficace ed efficiente di contesti manifatturieri e industriali è richiesto un radicale cambiamento culturale. Ma quali sono le competenze e i gap culturali, tecnologici, operativi, organizzativi e giuridici su cui ci si deve focalizzare?
Per rispondere a queste domande occorre assumere una prospettiva di governance digitale, fare propri i cambiamenti in atto e progettare ecosistemi aperti, competitivi e collaborativi, in grado di bilanciare e allineare dimensioni economiche, culturali, giuridiche e di responsabilità sociale.
Quelle appena descritte sono solo alcune tracce su come è possibile trasformare gli slogan che oggi ci circondano, ci affascinano e spesso ci confondono con la loro sovrabbondanza di soluzioni a domande mai poste.
Sono punti da cui partire per generare un ritorno economico, sociale e produttivo.
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