Anche in Italia la smart home è in costante crescita.
Figlia della domotica e dell’Internet of Things, la smart home è l’insieme di dispositivi e applicazioni che concorrono a realizzare la cosiddetta “casa connessa”, la casa intelligente in grado di conciliare le esigenze di comfort, risparmio energetico e sicurezza di chi vi abita.
Speaker e termostati intelligenti, videocamere ed elettrodomestici IoT con funzioni di accensione e spegnimento da remoto. Siamo di fronte a un mercato iperdinamico, dove entrano in gioco piattaforme cloudche fanno uso di intelligenza artificiale e interazione vocale.
Nella smart home sono in tanti a voler entrare. Innanzitutto le big tech americane, come Google, Amazon ed Apple, ma anche i giganti dell’elettronica cinese, come Huawei.
Poi ci sono i nativi digitali, come la tedesca Tado, e le aziende che da sempre forniscono apparati elettrici, come Bticino (Gruppo Legrande). Sul futuro della smart home ci sono dentro tutti, anche i telco provider, che forniscono gli apparati a supporto dei servizi, e anche i grandi fornitori di elettrodomestici e di accessori per la casa, come Haier, a Bosch e Ikea, così come Philips e i giganti dell’elettronica asiatica.
Il mercato italiano della Smart Home, ha raggiunto nel 2019 un valore di 530 milioni di euro, con un aumento del 40% rispetto al 2018, trainato da soluzioni per la sicurezza, smart home speaker ed elettrodomestici che complessivamente coprono oltre il 60% del mercato.
Il trend di crescita è paragonabile a quello dei principali Paesi europei, anche se il divario da colmare è ancora ampio rispetto a Germania e Regno Unito (2,5 miliardi ciascuno) o alla Francia (1,1 miliardi)
Sempre più aziende stanno lavorando al lancio di nuovi servizi. Si moltiplicano, inoltre, alleanze e partnership fra gli operatori per offrire nuovi servizi che sfruttano la progressiva integrazione tra intelligenza artificiale e dati raccolti attraverso gli oggetti connessi.
Insieme al mercato crescono la consapevolezza dei consumatori e la diffusione degli oggetti smart nelle case: il 68% degli italiani ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 40% possiede almeno un oggetto smart, con soluzioni per la sicurezza e smart home speaker in cima alle preferenze degli acquirenti.
Videocamere, termostati, elettrodomestici connessi sono tutti dispositivi intelligenti presenti in casa in grado di interagire con le persone e con l’ambiente circostante, registrare suoni, girare video e collegarsi a Internet.
Questi oggetti sono quindi in grado di raccogliere, elaborare e comunicare dati e informazioni di diverso genere – dalla voce alle password, fino ai gusti, alle preferenze e alle abitudini della famiglia – e presentano quindi possibili rischi per la protezione dei dati del consumatore.
Se questo è lo scenario, tutte le aziende che a vario titolo raccolgono dati su piattaforme smart home, che risiedono in un qualche cloud, sono tenute quindi a garantire il rispetto di tutto quanto prevede l’ordinamento sulla privacy dei dati.
Un esempio virtuoso è quello di Haier (raccontato in questa intervista) che è già attivamente impegnata per la definizione di una smart home privacy by design consapevole del fatto che queste azioni costituiscono un’opportunità competitiva, di valorizzazione del brand e, allo stesso tempo, una leva per acquisire la fiducia dei consumatori.
Una strategia sulla quale anche multinazionali come Apple si stanno convergendo (vedi privacy nutrition label) per semplificare e rendere del tutto trasparenti le relazioni tra fornitore e consumatore.
Photo by R ARCHITECTURE on Unsplash