Il mercato dell’Internet of Things sta vivendo una sempre più rapida espansione, sia in termini di investimenti, soprattutto da parte delle grandi multinazionali, sia in termini di spesa e utilizzo da parte di utenti finali, siano essi aziende o singoli individui. Solo in Italia, nel 2020, la dimensione dell’IoT ha raggiunto un valore di 6 miliardi con un incremento superiore al 20% rispetto all’anno precedente(1). Una crescita di tutto rispetto, che porta con sé l’affermazione di un paradigma tecnologico, profondamente diverso da quelli di cui abbiamo avuto sinora esperienza, e una corsa all’innovazione in una molteplicità di settori. Tra questi quello medico e sanitario, un settore che, considerata la natura dei dati gestiti, deve fare i conti con un’inedita complessità in tema di trattamento dei dati personali.
I dispositivi IoT medici sono strumenti connessi alla rete e hanno il principale scopo di raccogliere dati e tenere traccia di informazioni sullo stato di salute della persona che li utilizza, garantendo sempre un riscontro per il personale sanitario. Un esempio sono i diffusissimi smartwatch, archetipi dei wearable device, che tengono traccia delle nostre attività e sono connessi con il nostro smartphone. Per parlare di veri IoT medici è però necessario tenere in considerazione altri fattori oltre all’interconnessione.
Il principale aspetto che definisce un IoT medico è l’accessibilità ai dati personali da parte di medici e operatori sanitari. La sua logica di funzionamento si basa in massima parte su sistemi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning,che sono in grado di concretizzare l’interazione e l’elaborazione tra dati e informazioni al fine di offrire un supporto conoscitivo e decisionale in merito a una specifica attività.
È in questa dimensione che l’IoT medico trova le sue principali criticità. La necessità di utilizzare dataset che fanno riferimento al singolo individuo deve infatti essere coerente con le normative di protezione dei dati personali e implica una progettazione “privacy by design” dei dispositivi e delle soluzioni e servizi che vengono sviluppate.
Tutto questo, sia dal lato del progettista che dal lato del legale, non è da intendersi come un insieme di vincoli alla realizzazione dei device, quanto più come regole per la progettazione di dispositivi competitivi in grado di aiutare nel modo migliore sia il paziente che i sanitari, rispettandone i diritti.
Ma attenzione, non si può relegare il tutto a una questione di mera compliance. L’IoT medico entra infatti nella sfera della sicurezza fisica dei pazienti: i dispositivi, di fatto, non sono solo gli smartwatch ma anche pacemaker e sistemi di supporto alla decisione diagnostica in ambiente ospedaliero. Progettare questi dispositivi richiede, quindi, la totale consapevolezza dei rischi, al fine di annullare o minimizzare i pericoli che possono derivare da attività del crimine informatico.
Sfruttare queste tecnologie per supportare la presa di decisione e l’elaborazione dei dati sanitari può portare grandi vantaggi. La tecnologia IoT la si deve però interpretare come un mezzo per potenziare le nostre possibilità e non tanto per automatizzare l’intero processo decisionale.