Nel quotidiano di tutti noi ci sono alcune comodità a cui nessuno più rinuncerebbe.
Del resto oggi gli slogan che ci attorniano sono sempre più incentrati sul vivere comodi, sicuri e sull’utilizzo pervasivo di “maggiordomi” digitali.
Siamo circondati da oggetti inanimati, alcuni li indossiamo anche, accendono le luci, ci ricordano appuntamenti o la serie televisiva preferita, ci indicano strade, ci avvisano anomalie cardiache, visualizzano la nostra ossigenazione del sangue, ci danno informazioni, conversiamo con loro e quant’altro ancora.
Siamo comodi, però ci sono alti prezzi che stiamo pagando, ne abbiamo anche già parlato il 19 luglio durante l’incontro “Trasformazione digitale e salute mentale”, però c’è dell’altro.
Ovvero la comodità intellettuale.
Per ora fermiamoci a riflettere sul tema, e magari, anziché rilassarci facendoci cullare dalle onde del mare dei post di Instagram o dei video di Tik Tok, proviamo a comprendere qual è il nostro livello di elasticità mentale, se abbiamo mantenuto l’apertura mentale per comprendere consapevolmente il presente.
Il primo passo per uscire dalla comodità intellettuale, da una pigrizia di pensiero, è quello di porsi delle domande, ad esempio: “saremo in grado di valutare l’impatto che tecnologie di intelligenza artificiale avranno su di noi?“
Probabilmente da soli no, molti stanno pensando a ciò, e ciò è comodo dopo tutto… Altri pensano per me.
Passare dalla comodità intellettuale ad un pensiero attivo e critico ci vuole poco, seguiteci.