Articolo di Luca Bernardelli, ospite al prossimo evento di ReD OPEN, in programma martedì 19/07 dalle 11:00, sul tema della salute mentale in rapporto con la trasformazione digitale.
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L’evoluzione digitale della società e la trasformazione digitale delle organizzazioni ha innescato una fragorosa rivoluzione psicologica, che ha profondamente modificato comportamenti e dinamiche relazionali.
In questo scenario in continuo mutamento, tutte le figure di riferimento – politici, manager, genitori, insegnanti, professionisti della salute – hanno la responsabilità di educare se stesse e le nuove generazioni verso un uso consapevole delle tecnologie, sia per sviluppare adeguate risorse di autoprotezione, sia per supportarne un impiego positivo, finanche terapeutico.
La struttura narrativa alla base di tutte le grandi storie prevede la dicotomia tra un lato oscuro e una forza benefica. E anche l’impatto del digitale sulla salute mentale fa parte di queste trame antiche come l’umanità, che nascondono grandi pericoli, ma altrettante opportunità.
Sul lato dei rischi, emergono sempre più incontrastate le “Tecnopatologie”, ovvero tutti quei disagi, disturbi e dipendenze originati da un abuso delle tecnologie moderne. In ambito aziendale, abbiamo potuto conoscere i fenomeni più o meno recenti del Tecnostress, del Fear of Missing Out (FOMO), della Zoom Fatigue, della Dismorfia da Zoom, del Burnout Digitale e di tutti i loro effetti sul nostro tempo libero e sulle nostre famiglie.
Sul lato dei vantaggi, spiccano con crescente convinzione le “Psicotecnologie”, ovvero quelle tecnologie in grado di amplificare le funzioni della mente che, in ambito organizzativo, sono sempre più declinate verso l’apprendimento di tecniche di Stress Management e di “Soft Skills” propedeutici a interventi di Change Management, dalla leadership gentile alla “Diversity & Inclusion”.
A tal proposito, gli strumenti d’avanguardia del comparto della “Salute Mentale Digitale” (Digital Mental Health) stanno progressivamente entrando nelle grandi aziende nordamericane e nordeuropee, grazie a startup dalla rapida crescita, che hanno messo a disposizione interventi psicologici online per tutti i dipendenti delle aziende convenzionate.
Dalle indagini globali del biennio 2020-2021, infatti, emerge una consapevolezza crescente da parte dei C-level dell’importanza della salute mentale del capitale umano. Chi sta bene psicologicamente, si ammala meno, è più sereno con i colleghi, produce meglio e, se assistito dall’azienda con azioni di agevolazione della sua quotidianità, è propenso a restare con soddisfazione. Infatti, il fenomeno della “Great Resignation” ha costretto a modificare le politiche di “Talent Retention” degli HR più ricettivi, che hanno ben compreso quanto sia importante il benessere dei dipendenti per sviluppare gruppi di lavoro sani e, di conseguenza, un’organizzazione che funziona.
Naturalmente, questi ambiti psicodigitali necessitano di adeguate regolamentazioni, perché toccano temi sensibilissimi per ogni persona: pensieri, emozioni e vissuti. Pertanto, l’attenzione crescente ai temi di privacy e l’uso consapevole dell’intelligenza artificiale nei segmenti ad alto rischio – solo per citare due tra i temi più attuali –, sono imprescindibili per i Legislatori.
Più ci addentreremo nel nuovo millennio, più l’“educazione psicodigitale” si rivelerà fondamentali per tutti.
Il libro “Guida Psicologica alla Rivoluzione Digitale” parla del rapporto a due volti tra tecnologie digitali e salute mentale, una delle trame più intriganti della contemporaneità e dei prossimi decenni.
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Dott. Luca Bernardelli
Psicologo consulente in Salute Mentale Digitale
Autore del libro “Guida Psicologica alla Rivoluzione Digitale” (Giunti Psychometrics editore)
CEO @ BECOME. Augmented Life
Cofounder @ BOWMAN – Data Matter
www.lucabernardelli.com